Alle porte del deserto del Negev un gruppo di giovani palestinesi combatte l’occupazione militare israeliana con videocamere e azioni nonviolente, riappropriandosi delle terre sottratte alle loro famiglie.
Alle porte del deserto del Negev, un gruppo di giovani palestinesi lotta contro l’occupazione militare israeliana. “Youth of Sumud” - i giovani della perseveranza - cercano di restituire alla propria gente le terre sottratte alle loro famiglie, ristrutturando l’antico villaggio di grotte di Sarura. Affrontano l'aggressione con azioni nonviolente, difendendosi dai fucili con le proprie videocamere; si oppongono alla desolazione e alla morte con la speranza e la vita. Dieci anni dopo il loro primo documentario sulla lotta nonviolenta in Cisgiordania, i registi tornano nel villaggio di At-Tuwani per raccontare come siano cresciuti nel frattempo i bambini ritratti nel film, utilizzando materiale d'archivio di più di 15 anni.
Sarura è un villaggio situato nella parte Sud della West Bank, sotto controllo civile e militare israeliano (Area C); si trova tra la città di Hebron ed il Deserto del Negev, vicino alle colonie israeliane di Ma’on e Avigayil.
Gli abitanti di Sarura vivevano di un’economia di sostentamento, grazie all’allevamento di animali e alla coltivazione di alberi di ulivo. Alla fine degli anni ‘90, il villaggio venne completamente abbandonato a seguito dei continui attacchi da parte dei coloni degli avamposti di Havat Ma’on e Avigayil, da poco insediatesi nell’area, e delle minacce dei soldati israeliani che avevano iniziato ad interdire loro l’uso delle terre per evitare contatti tra palestinesi ed israeliani.
Mentre Sarura veniva evacuata - sorte condivisa anche da altri villaggi dell’area - gli abitanti della vicina At-Tuwani riuscirono a resistere ai tentativi di sgombero tramite la costituzione di un comitato di lotta popolare, evitando l’evacuazione e continuando per anni a reclamare il diritto a restare sulla propria terra, compiendo azioni dimostrative pacifiche di obiezione ai diktat del governo israeliano e continuando a pascolare sulle terre loro interdette.
Grazie all’aiuto di organizzazioni internazionali come Operazione Colomba, degli attivisti israeliani di Tayush e di altri gruppi di solidarietà, gli abitanti non sono mai stati soli ed hanno avuto la possibilità negli anni di documentare ciò che avveniva nell’area, spesso fornendo materiale video ai processi che sono stati istituiti contro gli attivisti palestinesi, presentando prove contro le violazioni commesse dagli israeliani, cercando di mostrare la politica di apartheid attuata dal governo Israeliano.
Abbiamo raccontato la storia del villaggio di At-Tuwani nel nostro primo film “Tomorrow’s Land - How we decided to tear down the invisible wall” (2011), centrato sull’esperienza del comitato di lotta popolare nonviolenta delle colline a sud di Hebron.
Nel 2018 siamo tornati ad At-Tuwani per raccontare la storia di “Youth of Sumud”, un collettivo di teenagers e giovani nato e cresciuto sotto occupazione militare e all’interno della lotta popolare del villaggio. I ragazzi e le ragazze di YOS sono i bambini che dieci anni fa abbiamo filmato mentre compivano un estenuante tragitto dal villaggio di Tuba a At-Tuwani scortati dai soldati dell’esercito israeliano; sono i bambini che abbiamo visto andare a scuola e che sognavano la scomparsa dell’occupazione.
I giovani di YOS hanno deciso non solo di proseguire l’azione di resistenza nonviolenta del comitato popolare, ma anche di riappropriarsi delle terre che sono state sottratte ai loro concittadini, andando ad abitare nelle grotte evacuate di Sarura, impegnandosi a ripristinare la vita nel villaggio piantando ulivi, continuando a monitorare la vita dei pastori e gli attacchi dei coloni con videocamere e cellulari, comunicando con il mondo quello che accade nelle South Hebron Hills grazie a Facebook.
Non sanno come sarà il loro futuro, essendo nati e cresciuti sotto occupazione militare, ma ricercano nel presente spiragli di speranza di una vita senza oppressione e senza violenza, senza rinunciare nel frattempo a vivere la propria vita con il sorriso di non ha perso la fiducia dell’uomo nell’uomo.
Nel 2010 siamo stati invitati dall’associazione italiana Operazione Colomba a visitare il villaggio di At-Tuwani, dove era presente da alcuni anni con un presidio di monitoraggio e accompagnamento disarmato, per raccontare l’esperienza di resistenza nonviolenta del Comitato Popolare delle Colline a Sud di Hebron. Eravamo un gruppo di filmmakers alle prime armi, e per la prima volta ci confrontavamo con una questione politica così sensibile come il conflitto Israelo-palestinese e l’occupazione militare della west bank.
Per tenere fede alla promessa fatta ai pastori della zona e agli attivisti del comitato, tornammo in Italia e producemmo grazie al crowdfunding “Tomorrow’s Land - how we decided to tear down the invisible wall”, un documentario realizzato grazie a centinaia di sostenitori e proiezioni che presero vita in molte città italiane e del mondo.
Sarura per noi è il ritorno a dieci anni di distanza nello stesso villaggio, la nuova promessa di dare visibilità all’incredibile storia di resistenza dei pastori, degli uomini e delle donne delle South Hebron Hills, raccontata attraverso la voce dei figli, quelli che in Tomorrow’sLand erano solo bambini e bambine e che sono cresciuti continuando a confrontarsi con i soprusi e le violenze causate dai progetti di espansione delle colonie e dall’occupazione militare delle terre dei loro padri.
Abbiamo scelto di raccontare la storia dal loro punto di vista, trascorrendo con i ragazzi di Youth of Sumud alcune settimane, dormendo con loro nelle grotte di Sarura, accompagnandoli a scuola, assistendo alle costanti provocazioni dei coloni e alle intimidazioni dei soldati ai confini del loro villaggio (a poche centinaia di metri dalle loro case). Abbiamo parlato con loro, cercando di capire quali siano le aspirazioni di un giovane che cresce e vive in un villaggio costantemente minacciato mentre studia al lume di una lampada a led per prepararsi agli esami di giurisprudenza.
Ragazzi e ragazze che sognano di vivere una vita normale, di sposarsi e avere figli e di dare un futuro alla propria esistenza in condizioni di normalità, interrogandosi se lasciare una terra martoriata o restarvi per continuare una lotta che sembra eterna ma allo stesso necessaria e legittima. Abbiamo deciso di raccontare la storia di Youth of Sumud perchè possa costituire un esempio concreto di speranza, una lotta pacifica condotta all’insegna della dignità umana, il cui esito resta tuttora incerto ma il cui finale è scritto attraverso la storia di ciascuno. Una storia minuscola rispetto alla Storia con la S maiuscola, ma allo stesso tempo universale e rappresentativa di un conflitto che sembra non trovare mai fine.